trasporti
di Andrea Rinaldi16 ott 2022
Le intenzioni di vendita non erano un sogno di mezza estate: c’è più di un pretendente che sogna di fare il capotreno di Italo. Alla porta di Global Infrastructure Partners (Gip) — il fondo Usa che nel 2018 ha acquisito per 2 miliardi Ntv, la società di servizi ferroviari proprietaria dei treni rossi – hanno bussato in tanti quando hanno saputo dell’ipotesi di cessione. In prima fila ci sarebbe il big dei trasporti marittimi Msc che fa capo alla famiglia Aponte: molto liquido, secondo indiscrezioni non avrebbe problemi ad avanzare un’offerta, ma sarebbe interessato solo al trasporto ferroviario e non a rilevare anche il ramo dei bus. L’altro offerente sarebbe il fondo Eqt, l’operatore di private equity svedese con 52,5 miliardi di asset in gestione e sponsorizzato dalla famiglia Wallenberg, una delle più ricche e potenti della Svezia con interessi che vanno da Saab a Ericcson e che in Italia ha appena rivenduto Facile.it a Silver Lake. Secondo indiscrezioni potrebbe avvalersi della forza finanziaria di un altro operatore, il fondo olandese Apg (già azionista di De’ Longhi).
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Avrebbero poi fatto trapelare il loro interesse per Italo anche Kkr, in partita su Tim, e una vecchia conoscenza di Gip: il canadese Brookfield Asset Management (750 miliardi amministrati), che qualcuno ricorderà per aver aiutato la Acs di Florentino Perez nella scalata ad Atlantia proprio con il fondo Usa. Più defilato resta invece Blackrock. Tutti ambirebbero potenzialmente a rilevare con i convogli anche Itabus, dato che, come fa notare qualcuno, «l’intermodale è il futuro», soprattutto per raggiungere destinazioni non servite dall’Alta velocità (il caso della stazione Mediopadana di Reggio Emilia fa scuola). Non c’è alcuna gara in corso, la vendita di Italo, semmai partirà, potrebbe avvenire dall’anno prossimo, alla scadenza dei canonici 5 anni di permanenza del fondo Gip, azionista del 72% dal 2018. La base d’asta comunque dovrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi di euro, come riportato da Bloomberg e l’eventuale operazione potrebbe avvenire parte in equity e parte scaricando debito.
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Ntv ha realizzato ricavi operativi per 487 milioni di euro (dai 413,4 del 2020) con un risultato operativo positivo per 91 milioni (dai 51 dell’anno prima) e un utile netto di 104,3 milioni. Il rosso sarebbe intorno agli 1,2 miliardi, dovuto agli investimenti sui nuovi convogli (raddoppiati a 51 dall’ingresso del fondo), sul personale (passato da poco meno di mille unità a 1.500) e in tecnologia. I recenti ristori Covid del governo (oltre 300 milioni), lo hanno in parte abbattuto e in caso di exit, garantirebbero a Gip una buonuscita da circa un miliardo.
In questa complessa partita a scacchi resta da capire quali siano le vere intenzioni degli azionisti e del management italiani: Ntv, presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, con Flavio Cattaneo vicepresidente, ha shareholder di peso quali Allianz (11,5%), Ip Infra Investors (7,6%), e altri soci blasonati come gli stessi top manager, poi Alberto Bombassei, Isabella Seragnoli, Giovanni Punzo e Peninsula Capital. Allianz parrebbe schierata con gli shareholder italiani, che a loro volta starebbero studiando bene le mosse. Come qualche fonte finanziaria ha fatto notare, ci sono sempre gli ex soci delle ferrovie francesi di Sncf con cui allearsi oppure la possibilità di coagularsi attorno a un nuovo club deal per creare un terzo operatore ferroviario. D’altronde i treni hanno saputo metterli sui binari e pure farli correre.
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